Cosa ti aspetti?
De André canta De André non è solamente un album; è una commemorazione, o, come l’ha definito lo stesso Cristiano durante il suo spettacolo al Teatro Duse, una vera e propria messa laica. Lo spettacolo è iniziato intorno alle 21.20: entrano i musicisti, le luci si spengono, strumenti alla mano, silenzio, incominciano; la Canzone del maggio è il brano con cui aprono lo spettacolo. Il pubblico è attento, pronto a lasciarsi coinvolgere, e dalla galleria c’è anche chi si sporge con l’intento di
‘sentire ancora meglio’, allungando il collo come una giraffa. I musicisti sono partiti, nessuna presentazione, nessun discorso, per adesso solo musica, e proseguono con due brani estratti da Crueza de ma, album cantato esclusivamente in genovese. Una cosa è subito chiara: Cristiano si sente; ha un timbro che potrebbe ricordare quello del padre ma il suono è suo. Che poi possa piacere o meno è questione soggettiva, ma riuscire a farsi riconoscere, e quindi a mettere del proprio, in
qualcosa che è più di affermato non è facile. Inoltre è qualcosa di familiare, e fra parenti è solito rassomigliarsi. Il concerto continua, i brani saltano di album in album, Don Raffaè, Khorakhanè, Dolcenera, Una storia sbagliata. Ogni tanto Cristiano improvvisa qualche discorso, la gente è rimane attenta. Ci tiene a precisare che quello che a lui importa non è proporre uno spettacolo dove vi siano grandi rifacimenti o reinterpretazioni tecniche particolari; lui vuole riportare alla memoria qualcosa e qualcuno che tutt’oggi influenza fortemente la sua vita. Scegliere di ricordare, in fondo, è un po’ scegliere di ripassare dalle parti del cuore, lo dice l’etimologia stessa del verbo. Hotel Supramonte ha scelto di riproporla in solo piano, e prosegue con Il testamento di Tito e Amico Fragile. Poi, prima di suonarlo, Cristiano confessa al suo pubblico che il prossimo brano è uno dei suoi preferiti, Canzone per l’estate, scritto durante la collaborazione di Faber con De Gregori.
Propone in un solo piano anche Amore che vieni, amore che vai; per Cristiano, oltre alla musica, sono i testi del padre che vanno ascoltati con una particolare attenzione; le sue parole sono una vera e propria eredità e lui ne vuole essere il testimone. Il concerto si chiude con grossi applausi e un bis sostanzioso, tra cui La canzone dell’amore perduto. Il pubblico sembra soddisfatto, Cristiano ha finito e Faber è stato ricordato, è passato dalle parti del cuore di tutti gli spettatori.