Dieci piccoli indiani | visto da Virginia Cimmino

È il termine dello spettacolo “Dieci piccoli indiani… e non rimase più nessuno”. Nella mente dello spettatore continuerà a risuonare, ancora chiaro, il motivetto della canzoncina-filastrocca che accompagna quasi fanciullescamente le morti dei dieci “soldatini”, pedine di un’architettura ingegnosa che solo dalla mano di una scrittrice come la Christie poteva emergere.
La riuscita dello spettacolo è dovuta difatti alla drammaturgia stessa del giallo più che dalle scelte registiche di Ricard Reguant, a mio avviso, a volte quasi sbrigative: si pensi alle approssimate morti di alcuni personaggi e la riscoperta dei loro cadaveri. Sono inoltre, onnipresenti occhi di bue e musiche di sottofondo che ‘recintano’ l’attore anziché supportarlo, il tutto per catturare l’attenzione di un pubblico, sempre meno abituato al teatro, che ha bisogno di ritrovare quegli elementi televisivi e cinematografici affinché il riscontro sia positivo.

Siamo negli anni ’40, come suggerisce la scenografia funzionale, a volte troppo invadente, di Alessandro Chiti e i costumi meravigliosi curati da Adele Bargilli. Bloccati su un’isola deserta, queste dieci persone, invitate ad una festa per ragioni a loro oscure, si ritrovano a fare i conti con gli scheletri nei propri armadi. Sono conti salati. Tutti sono accusati di aver commesso un omicidio.
C’è chi nega, chi confessa ma discolpandosi, chi si astiene dal parlare. Tutti mentono, questo è sicuro. Non sarà forse un atto di accusa, quello della Christie all’umanità in generale? La scrittrice ci segnala efficacemente che anche e soprattutto negli ambienti appartenenti alle classi più alte della società, dove domina il perbenismo, la legge hobbesiana homo homini lupo è la base dei rapporti umani. Tutti puntano il coltello l’uno contro l’altro dal momento che vige la legge atavica del più forte. Solo il generale Macarthur, oramai rassegnato, si siede su una sedia e aspetta. “Tutti aspettiamo la fine” afferma. Sarà l’unico che ha compreso che non ci sono buoni o cattivi, giusti e ingiusti, colpevoli e assassini?

Siamo esseri umani, deboli, capaci di generare dolore, incapaci di sopportarlo.