La pièce teatrale messa in scena riguardava uno dei più grandi enigmi della cultura greca: la figura di Edipo. Personaggio complesso e ricco di chiaroscuri, sul quale il pensiero classico continuamente si è interrogato: tutti e tre i grandi tragediografi greci producono opere sulla straziante vicenda di Edipo.
L’unica giunta fino a noi è quella di Sofocle, autore che, oltre al celeberrimo Edipo Re (tragedia che Aristotele nella sua Poetica definì perfetta), ha ripresentato la storia dell’eroe tragico anche nell’Edipo a Colono. Proprio queste due opere sono state rappresentate al teatro Duse dalla compagnia Mauri-Sturno. Va subito sottolineata l’assoluta aderenza alla tragedia sofoclea sia nella vicenda sia nelle battute degli attori: in diversi casi hanno usato le esatte parole dei capolavori sofoclei.
La prima parte, l’Edipo Re, ha giocato particolarmente sull’amplificare alcuni concetti-chiave tradizionali: il binomio cecità-luce, l’acqua che monda e, chiaramente, – era proprio questo il punto di forza di quest’opera secondo Aristotele – l’agnizione. L’ironia tragica, tipica di Sofocle, è stata accentuata, sia nella prima come nella seconda parte, facendone perdere l’originale e raffinata sottigliezza ma con tale mossa la si è resa più fruibile per il grande pubblico. Le scelte teatrali non hanno mostrato una spiccata originalità, per quanto la modalità con cui si è rappresentato suicidio di Giocasta si è rivelata una scelta interessante e un momento di discreto pathos. La seconda parte, l’Edipo a Colono, ha proposto delle scelte sceniche rilevanti: la totale predominanza del colore bianco, simbolo di innocenza, e la presenza, fin da subito, di tutti gli attori sul palcoscenico. Mentre il bianco calzava a pennello con la grande domanda tragica per eccellenza, quella sulla responsabilità e sulla colpa, la scelta sulla disposizione degli attori dava a ogni personaggio una doppia identità, creando
un piacevole gioco di maschere. Rischiosa l’idea di terminare con la lettura della morte di Edipo ma, in fin dei conti, vincente: è riuscita, negandone agli spettatori la vista, a rendere l’idea di mistero e di segreto che circonda il luogo e l’evento della morte dell’eroe tragico. L’attore principale – nonché registra – Glauco Mauri ha dato il meglio di sé nel ruolo di Edipo e si è confermato, dopo l’ottima ma fugace interpretazione di Tiresia nell’Edipo Re, esimio.