Edipo | visto da Luna Pianesi

Una complementarietà che permette la riuscita

La messa in scena di una tragicità alta tanto quella di Sofocle non è gioco semplice. Difatti, v’è un subdolo ma predominante rischio, che può portare lo spettatore a non riuscire a godere dello spettacolo: quello dell’esasperazione di una già di per sé architettonicamente perfetta opera.

L’aver voluto accostare una fedelissima adesione al testo originale ad una modernizzazione estetica della tragedia si è rivelato unicamente embrionale nella sua riuscita; infatti, nella prima delle due parti dello spettacolo, in cui si è inscenato Edipo Re, la ridondanza cromatica dei contrasti, la scelta ambigua di tessuti violenti come la pelle nera, ma soprattutto la quasi caricaturale interpretazione di Barbara Giordano nei panni di Giocasta contrapposta ad un altrettanto innaturale ma passivo Edipo, interpretato da Roberto Sturno, sono risultati nell’impressione di un’ambizione nel comporre e nel voler necessariamente rendere armonici tanti
elementi che invece sembrava recitassero soli. Questa forzatura ha però enfatizzato il concetto chiave della tragedia: essa ha origine dalla sete di Edipo d’essere il protagonista di se stesso.

Poiché la sua vita è stata dettata da una oscura maledizione gravantegli sul capo, egli ha sete di sapere, o meglio, di vedere con i suoi propri occhi le sue azioni; di qui la sua esemplare hybris, evidenziata dal desiderio di ogni personaggio di apparire sugli altri, tralasciando per questo la sinergicità della rappresentazione che avrebbe portato ad una buona riuscita dello spettacolo. Paradossalmente, chi è risultato meno è stato Edipo stesso.
Totalmente differente è stata invece l’impressione conferita da Edipo a Colono. In questo, le parole di Sofocle sono state delicatamente esaltate dalla modestia della scenografia in accordo con la naturale simbiosi dei personaggi: strettamente legati, Edipo e le sue figlie e Teseo e Creonte e Polinice, hanno portato avanti una recitazione tra le più sentite ed armoniche, frutto di una spontaneità nei dialoghi e nei sentimenti derivante da una profonda penetrazione nel testo della tragedia.

Entrambe le parti dunque, la giovane e rivoluzionaria di Edipo Re, e la classica e ben soppesata di Edipo a Colono, si sono compensate l’una con l’altra, esaltando in modi diversi il vero cuore della tragedia e perpetrando l’onore del loro scrittore.