Il fu Mattia Pascal | visto da Irene Ambrosetti

La storia la conosciamo tutti, ma, come tutti i grandi classici, ci parla ogni volta con un linguaggio nuovo.

Vedere Il fu Mattia Pascal a teatro permette di acquisire una prospettiva diversa, uno sguardo che, oltre a passare per i nostri occhi fisici, passa attraverso la nostra mente, e, forse ancora più in profondità, attraverso la nostra anima, la vera essenza di chi siamo. Perché è questo che ci racconta e al contempo ci chiede la storia di Mattia/Adriano. Chi siamo davvero?

Mattia sogna una nuova vita, una nuova partenza; presto si accorge tuttavia, che, per quanto la sua valigia sia vuota (come lui stesso rivela alla fine dello spettacolo), nessuno si muove mai senza un bagaglio. Ciascuno è corredato, addobbato, appesantito dal proprio passato, che ci si porta appresso, senza potersene mai liberare. Mattia è in questo senso il prototipo dell’eroe (che è poi forse un antieroe) della letteratura del Novecento, un personaggio che intraprende la sua titanica lotta contro la società e le sue leggi, per poi uscirne invariabilmente sconfitto.

Mentre si assiste alla rappresentazione, ci si dimentica di essere a teatro. La sensazione non è quella di seguire la storia di Mattia Pascal da una delle poltroncine in sala, ma di essere noi stessi su un palcoscenico a recitare la nostra parte, quella che ci è stata assegnata e dalla quale non possiamo allontanarci. Ci aggiriamo anche noi, ripercorrendo i passi del protagonista, tra gli scaffali stracolmi di libri polverosi che definiscono la scena, e che sembrano essere lì a ricordarci che ci sono mille e mille storie, e la maggior parte di queste dopo essere stata scritta non viene più riletta, e resta lì, a farsi rosicchiare dai topi.

Quella scritta da Pirandello, tuttavia, è una di quelle storie che continuano ad essere riviste e reinterpretate, una che difficilmente verrà dimenticata, perché mette in gioco i nostri dubbi e anche le nostre paure più profonde, che sono nostre proprio perché intrinsecamente umane. Chi siamo, oltre ad un nome sui documenti? Cosa resta, una volta tolta la maschera? Conosceremo mai l’Uomo, o vedremo sempre solamente l’Attore sul palcoscenico?