La vedova scaltra | visto da Eleonora Magnaguagno

L’opera di Goldoni è ambientata nella Venezia del Settecento, così come è annunciato da Arlecchino ad inizio spettacolo. Quando il sipario si apre, il pubblico vede solo la scenografia in legno con i ponti e i pali di attracco per le gondole, in sottofondo lo sciabordio dell’acqua. Siamo a Venezia nel periodo di Carnevale, e Rosaura, giovane vedova, vuole risposarsi.

La commedia è un ponte tra due modi di fare teatro: quello della Commedia dell’Arte, fatto di maschere, e il teatro “di carattere”, con personaggi di volta in volta diversi, presi dalla realtà. Ma se lo spettatore può pensare che i due tipi di personaggio saranno in contrasto, tale pregiudizio viene subito smentito: maschere e personaggi si amalgamano fra loro, muovendosi sullo stesso piano di importanza.

La maschera predominante è Arlecchino, pieno di brio: salta, fa capriole e acrobazie senza sosta, ma il tutto con leggerezza. I suoi movimenti sono talmente naturali, che è impensabile che possa muoversi in un altro modo. L’altra maschera invece è Pantalone, che riceve il calore e l’affetto del pubblico nonostante non sia il personaggio più in vista, nelle sue poche scene accanto al padre della vedova.

Tra i personaggi “di carattere” ci sono i quattro pretendenti: un inglese, un francese, uno spagnolo e un italiano. Sono una via di mezzo tra maschere e personaggi, in quanto mettono in scena degli stereotipi delle loro nazionalità. Quasi caricaturali nel primo atto, sembra cerchino la risata del pubblico in maniera forzata, mentre molto spontanee sono le risa che provocano nel secondo atto, e gli attori stessi appaiono più sciolti. Una menzione particolare va fatta alla scena di duello tra il francese e lo spagnolo, ambientato in uno dei tanti canali di Venezia: una tra le scene più divertenti. Tra una battuta e l’altra, i quattro concorrono alla mano di Rosaura, che lascia il segno tra i personaggi femminili per la sua determinazione. Particolarmente coinvolgente è la scena in cui la donna indossa una maschera per ingannare gli spasimanti. I veli alzati sul proscenio evocano la nebbia che si alza dai canali di Venezia, lasciando vedere solo le sagome, in un gioco di ombre cinesi. Ma la mancanza delle espressioni sui visi dà maggior rilevanza a voci e gesti. L’energia e la tensione aumentano ad ogni passaggio tra un personaggio e un altro, e via via che le vere intenzioni dei pretendenti vengono smascherate, anche i veli cadono, per lasciare infine posto alla verità dei sentimenti.