Il male seduce l’uomo.
Ne “Le Streghe di Eastwick” il male è rappresentato da Darryl, il diavolo, che riesce a stravolgere la vita di un’ordinaria cittadina. Evocato inconsapevolmente da tre amiche, ammaliatore e seducente, dalla sua prima apparizione manipola gli abitanti, che come sotto ipnosi, si muovono seguendo i suoi gesti.
Le tre protagoniste sono donne dal carattere forte, ma subiscono il fascino del diavolo e, determinate a raggiungere la propria felicità, non si fanno scrupoli nell’usare la magia. Una scena che incanta il pubblico è proprio la levitazione che le vede protagoniste alla fine del primo atto: accettano la magia, e anche il costume si trasforma con loro. Un effetto che stupisce, ma al tempo stesso fa presagire i momenti cupi che verranno. Perché per la magia, c’è un prezzo da pagare.
Le risate comunque non mancano, ma al tempo stesso alcune scene provocano un brivido: si vede affiorare la malvagità dell’animo umano, che sfocia in un omicidio. Poco importa se guidato dalla magia nera, è compiuto da una persona normale. È il punto di svolta della storia: fino alla fine non si capisce se l’uomo ucciderà davvero la moglie, fino all’ultimo istante si spera che ritorni in sé, che si liberi dell’influsso del diavolo, ma non è così. Con questa scena drammatica il musical assume un nuovo tono: il male si è palesato, sarà compito delle tre streghe riconoscerlo nella persona al loro fianco. E anche se alla fine i buoni trionferanno, il confine tra bene e male rimarrà sottile.
L’atmosfera di mistero creata ha fatto stare il pubblico sull’attenti, ma personalmente non ho sempre gradito l’uso di un linguaggio scurrile: a volte era adatto alla scena, alla rabbia rappresentata, mentre in alcuni momenti sembrava un pretesto per dare una parvenza di spontaneità, risultando però un’esagerazione.
Particolarmente ben riusciti invece i cambi di scenografia: mentre una fiumana di cittadini passava sul palco chiacchierando e copriva la visuale, i pannelli venivano mossi: brevi scene che ricordavano il clima all’inizio dello spettacolo, quando i personaggi, liberi dal diavolo, erano frivoli e pronti al pettegolezzo: qualità mai persa.
Ciò che colpisce a ogni canzone però, è la bravura sia nel canto che nella danza: i solisti emozionano, i cori sono pieni di energia, e nei balli c’è una piena presenza corporea. La cura e l’impegno per la buona resa sono evidenti.
Sensuale, ironico, e a tratti magico: uno spettacolo che affascina e intrattiene.