“La Locandiera” di Goldoni è solo l’inizio dal quale Edoardo Erba parte per scrivere una drammaturgia, quella della Locandiera B&B, che dà delle rapide pennellate del mondo odierno. I riferimenti ai personaggi del testo goldoniano sono palesi, la locandiera e il suo servitore, il conte, il borghese e le due giovani attrici, ci sono tutti! Se per Goldoni, però la drammaturgia serve per compiere un’approfondita analisi del mondo a lui coevo, in questo riadattamento, l’obbiettivo è quello di mettere in evidenza, probabilmente, una delle piaghe consolidate all’interno di una società così complessa e piena di sfumature come quella odierna. Ciò su cui si concentra maggiormente il testo è la critica alla smania di denaro che corre fra gli uomini, dirigendone le azioni.
La vicenda si svolge nelle varie stanze – fin troppo articolata la scenografia di Gianni Carluccio – di un Bed and Breakfast che è in procinto di essere aperto. Mira è la moglie del proprietario della struttura. È lei che, assistita dal fedele “servitore”, Fabrizio, fa le veci del marito dal momento che quest’ultimo, avendo riunito delle persone per un motivo a tutti sconosciuto, tarda ad arrivare. Dunque, l’intero svolgimento della trama è nelle mani di questa donna che, se dapprima appare al pubblico ingenua, indifesa e in seria difficoltà con gli ospiti, successivamente si paleserà come l’architetto di un piano studiato nei minimi particolari per appropriarsi dei soldi del marito e della struttura. Ad interpretare questo ruolo è proprio Laura Morante, che con un’abilità che lascia intravedere la navigata esperienza dell’attrice e l’interessante direzione del regista Roberto Andò, costruisce un personaggio che catalizza l’attenzione su si sé, lasciando il resto del cast un po’ nella penombra.
La vicenda vorrebbe richiamare all’idea di un giallo, ma lo spettacolo, a mio avviso, manca nell’obbiettivo. Tuttavia, lascia spazio ad una riflessione sull’atteggiamento di cinismo dell’uomo contemporaneo che, così come suggerisce la scenografia del secondo atto, è chiuso all’interno delle proprie “stanze”, ma non esita ad entrare in quelle altrui, se necessario. L’amaro in bocca resta alla fine dello spettacolo. E possiamo sentire forti e chiare le parole del drammaturgo.
Ognuno agisce per i propri interessi. Forse, è meglio non fidarsi!