Sorelle materassi | visto da Eugenio Draghetti

Amore e inganno

“Sorelle Materassi” è un’inusuale rappresentazione teatrale di un dramma familiare del XX secolo che risulta, ai nostri occhi, più che attuale. Lo sceneggiatore Ugo Chiti ha saputo senza alcun dubbio fare una sintesi concentrata dell’omonimo romanzo cult di Aldo Palazzeschi. Il racconto mette a fuoco la vita di tre sorelle Carolina, Giselda e Teresa Materassi che, dopo una vita di duro lavoro e di rinunce, vengono ingannate da Remo, il nipote figlio di una defunta sorella, che si approfitta della bontà e dell’ingenuità a tratti estrema delle zie. Solo Giselda, l’amministratrice della piccola bottega di cucito nella quale lavorano le due sorelle a Firenze Coverciano, si rende conto del comportamento del nipote e esprime i suoi sospetti in una rabbia isolata che risulta eccessiva agli occhi di Teresa e Carolina. La situazione degenera, con il passare degli anni, e l’inconsapevolezza delle due sorelle e della fedele domestica Niobe che tende spesso a giustificare il giovane affabulatore Remo, che rappresenta nell’opera teatrale un giovane uomo un po’ fascista che si prende gioco di tre donne vittime della figura maschile intoccabile tipica dei primi decenni del novecento. L’epilogo è duro, drammatico per quanto riguarda la situazione economica delle tre ma trionfale dal punto di vista di un amore familiare che non muore, nonostante tutto.

La scena aiuta l’osservatore ad entrare nell’ottica della relativa modestia di questa famigliola toscana dedita al lavoro, poche sedie e un unico grande tavolo fungono infatti da alveo centrale degli avvenimenti che coinvolgono i personaggi. La composizione del palco aiuta inoltre ad avvicinarsi ai sentimenti dei protagonisti, attraverso l’uso di uno sfondo che rappresenta la campagna fiorentina che attraverso colori spenti, tristi. significativa la rabbiosa azione di Giselda, l’unica sorella “consapevole” che andandosene per sempre dalla casa familiare strappa la carta da parati, quasi a voler sottolineare come tutto il duro lavoro fosse stato distrutto in così poco tempo da un giovanotto arrogante.

Lucia Poli e Milena Vukotic si sono distinte eccellentemente per la rappresentazione più che azzeccata dei loro personaggi, Teresa e Carolina, due delle sorelle ingenue e vittime del nipote. Esse, infatti, hanno personificato al meglio il sentimento di simile venerazione che le donne dei primi del novecento avevano nei confronti della figura maschile. Marilù Prati ha interpretato al meglio Giselda, la rabbiosa sorella consapevole della gravosa situazione, che cerca in tutti i modi di impedire il declino della propria famiglia. Un tema dunque, quello dell’amore che va oltre la cattiveria, estremamente attuale. Seppur ambientato all’inizio dello scorso secolo infatti, lo spettacolo trasmette al meglio un chiaro messaggio di attenzione alla realtà quotidiana che ci circonda, evidenziando la centrale importanza della ragione sull’amore inconsapevole ed eccessivo.