Dall’alto della “penso-struttura” un turbinio incessante di domande ti travolge, due piedi si muovono
freneticamente. Ti sembra di essere il passeggero di una nave che viaggia su di un mare in tempesta,
timonata da Alessandro Bergonzoni. Trascendi e Sali è l’ultimo viaggio intrapreso dal poliedrico artista
bolognese, condiviso, per quanto riguarda la parte registica, con Riccardo Rodolfi.
In un gioco di orizzontalità e verticalità, “tra scendi e sali” l’attore unico domina la scena, per più di novanta
minuti monologa con lo spettatore senza prendere fiato. Come se fossero migliaia di fazzoletti colorati
nascosti nella tasca di un clown, le parole si rincorrono e non smettono di fluire. Tra risate interminabili che
spesso lasciano dell’amaro in bocca, Bergonzoni strappa il linguaggio dalla banalità nella quale molto spesso
rischia di cadere. Pesa le parole una per una, le rimodella, le fa rimbalzare. La sua figura spigolosa che
ricorda una figura oracolare, quasi scompare nel turbinio vorticoso di giochi linguistici. Le lettere, gli
accenti, i significati si mescolano per ritrovare un nuovo ordine. Frasi comuni, dopo aver acceso la fantasia,
la criticità, la sensibilità vengono rivestite da nuovi abiti.
Sembra quasi che questo spettacolo sia una messa in atto del pensiero del Wittgenstein delle “Ricerche
filosofiche”. Se è vero che per il filosofo le parole sono costrutti mobili il quale significato muta in base alla
funzione e non ha senso, quindi, considerarle come etichette da apporre in modo univoco agli oggetti,
tralasciando gli infiniti usi possibili, Bergonzoni non fa altro che giocare con il nostro vastissimo linguaggio
che appare, in questo modo, creta da modellare.
Le parole conclusive toccano ferite aperte dell’attualità, Bergonzoni ritorna nuovamente a nascondere il
volto per pronunciare i nomi di Giulio Regeni, Stefano Cucchi, Riace e ricordare chi il suo nome lo ha perso
in mare. Quando il telo rosso cade gli applausi non accennano a fermarsi. Probabilmente questo spettacolo
è “Roba da non credere”. Resta a noi decidere in quale senso.
Bologna, 30 ottobre