Uno Zio Vanja | visto da Giulia Tarabusi

Domenica 4 Marzo 2018 ho assistito allo spettacolo teatrale Zio Vanja presso il teatro Duse di Bologna. L’pera è stata realizzata in coproduzione da Vinicio Marchioni e Francesco Montanari con la collaborazione di Letizia Russo.

L’opera è stata scritta nel 1896 da Anton Cechov con l’intento di esprimere il suo profondo senso di rispetto per la gente umile che lavora malgrado sia distrutta dalla vita.

Zio Vanja, insieme alla nipote Sonja, conduce il teatro che apparteneva alla sorella deceduta qualche anno prima. Insieme a lui vivono anche il padre di Sonja e la sua bellissima compagna Elena. La famiglia segue una vita serena e piena di lavoro, ma questa quiete viene interrotta dall’arrivo dell’affascinante professore Serbrijocov.
Da quel momento un tumultuoso intrigo di amori caratterizzerà l’aria del teatro. Durante la vicenda non viene narrato nulla se non la pazzia dell’amore e la profonda desolazione dell’animo di Sonja e Vanja.

Molti spettatori nel seguire questi drammatici eventi si sono commossi, tant’è che durante lo spettacolo si sentivano piagnucolii provenienti dagli spalti del teatro. La scena era allestita con un semplice tavolo, un quadro e un appendiabiti. I personaggi trascorrevano le giornate in questo ambiente vuoto, che molto spesso diventava il palcoscenico su cui sfogare il proprio malessere.

La scena era formata in modo tale che ogni attore poteva muoversi nel migliore dei modi. Lo scorrere del tempo (dato che tutto accadeva dentro una stanza) era segnato dal colore del cielo che sfumava dietro una finestra.

Gli scenografi non hanno voluto utilizzare effetti speciali per rendere lo spettacolo accattivante, hanno lasciato tutto nelle mani degli attori . Tutti i protagonisti utilizzando più timbri di voce, camminando e gesticolando per due ore e mezza di fila sono riusciti ad incantare il pubblico.

Hanno letteralmente fatto vedere le stelle.

Al termine dello spettacolo gli applausi sono stati calorosi, ognuno batteva le mani cercando di sovrastare l’applauso del proprio vicino. Si era creato un gradevolissimo concerto gioioso.

Sono uscita dal teatro ed entusiasta ho raccontato tutto al mio papà.