Vincent Van Gogh | visto da Luna Pianesi

Angosciante coma la sola angoscia di un solo personaggio riesca a riempire il tempo che scorre di uno spettacolo nudo.

Una scenografia il cui unico scopo è quello di esasperare il brullo di terreno pareti anima, un colore che, come essa, è non-se stesso, bianco. La scenografia pretende di non esistere pur sussistendo in scena, come di riverso Vincent pretende che esista ciò e chi è sul palco, come Théo. Ma Théo è grigiovestito, ovvia la sua impossibilità d’esistenza. E cosa dire dunque del Direttore? Evidente materializzazione di Freud.

L’unico in scena è dunque Vincent, difatti era improbabile che tutti i pittori da Théo menzionati lo conoscessero ed oltretutto desiderassero un suo quadro: Velazquez, Monet, Goya, con Gauguin aveva addirittura rotto dopo un grave litigio. E dunque la scena tutta è sua, nonostante non lo sia la stanza, perché è loro, che lo hanno rinchiuso, ed infatti son gl’unici ad esistere, quelli che materialmente lo costringono, a differenza di chi ancora gli permette d’impazzire, di uscire da quell’essere che qualcuno gl’impone per entrare nel suo proprio.

Sprazzi d’intensità gradualmente crescente di giallo in corrispondenza dei momenti di accentramento di tutta la scena su Vincent, come Vincent stesso guarda a sé.

“Giurami che esisti!”, grida come fiera a Théo, ma di lui ha necessità soprattutto affinché gli continui ad esser garante di questa libertà che si sente di possedere in sua presenza, e dunque ha bisogno che sussista almeno nelle sue visioni. Ma se è infine vero ciò che afferma il capo reparto, ovvero che a lungo andare è l’ospedale stesso a divenire la sola realtà, è possibile affermare con sicurezza che Vincent stia delirando?

Le magistrali interpretazioni del testo da parte degli attori in scena hanno condotto lo spettatore ad un livello tanto profondo di auto-analisi e di pensiero critico da risultare spesso dolorose, reali e viscerali a tal punto da indurre una compartecipazione che fosse involontaria quanto la più sentita da parte di ognuno. Testo ed interpretazione meritano una sincerissima lode.