Nel capolavoro di Ibsen, i personaggi si muovono in uno spazio scenografico spoglio/essenziale, sghembo, caricaturale, oscillando tra il sogno e la veglia, tra la verità e la menzogna, tra il desiderio e la necessità .
La vicenda Ú quella di Nora, intrappolata in una paradisiaca vita famigliare che la costringe a vivere nellâinfantilismo e nellâinettitudine, ma che invece desidera diventare un individuo pienamente cosciente, autonomo. Ma Nora Ú tormentata dai germi della ribellione e tenta di accogliere pienamente il cambiamento avvenuto dentro di lei per rifondarsi in una nuova esistenza.Â
Casa di bambola (1879) Ú un testo complesso e seducente che restituisce molteplici e potenti suggestioni. à lâintreccio dialettico di una crisi, di una transizione, di un passaggio, di un percorso evolutivo; Ú il ritratto espressionista (Lâurlo di Munch Ú del 1893) di un disperato anelito alla libertà che crea però angoscia e smarrimento.
I personaggi si muovono in uno spazio scenografico spoglio/essenziale, sghembo, caricaturale, oscillando tra il sogno e la veglia, tra la verità e la menzogna, tra il desiderio e la necessità . Uno spazio onirico che trasfigura la realtà in miraggio, delirio, allucinazione, incubo. Una scena stilizzata per raccontare al meglio un desolante deserto relazionale ed esistenziale popolato non da volti ma da maschere che si apprestano a inscenare un dramma della finzione.
Madre di tre figli piccoli, Nora Ú sposata da otto anni con l’avvocato Torvald Helmer, che la considera alla stregua di un grazioso e vivace animale domestico. E lei ‘sembra’ felice in questa sua gabbia familiare. Entrambi vittime della loro incapacità di comunicare realmente, entrambi intrappolati in ruoli che si sono vicendevolmente assegnati: lei consapevolmente confusa , lui ignaro e sentimentalmente analfabeta.
Alberga in Nora la consapevolezza repressa di essere stata costretta dal padre e dal marito a vivere nel sortilegio dellâinfantilismo e dellâinettitudine. Ma quellâembrionale pallido incosciente rancore svanisce di fronte allâideale di perfezione a cui ha ancorato lâimmagine di Helmer; e così, la relazione tra i due Ú viziata dalla reificazione e dallâabuso, percepibile nel sottile confine che separa lâoltraggio dal gioco, lâacquiescenza dalla complicità , lâoppressione dalla devozione.
Nora forse non possiede gli strumenti per sottrarsi ai vincoli che la tengono in scacco e le impediscono di evolvere come individuo pienamente cosciente, autonomo, capace attraverso le armi della critica di esercitare pienamente il proprio libero pensiero e incamminarsi sulla strada che conduce allâautodeterminazione (a differenza delle altre due figure femminili create da Ibsen negli anni seguenti: Hedda Gabler e Ellida de La donna del mare).
Ma Nora Ú senzâaltro attraversata, trafitta, tormentata dai germi della ribellione. Nora vuole naufragare. Vuole abbandonarsi nellâoceano infinito del possibile; quel brodo primordiale, quel tutto indefinito e molteplice, creatore di ogni cosa, soffio inquieto e vitale: la libertà . Suggestione vagheggiata, sognata, desiderata ma non agita. Che irrompe con forza crescente nella coscienza di Nora spingendola a intraprendere un cammino doloroso e pieno di insidie verso la maturità .
Ma Nora come la fenice risorgerà dalle sue ceneri e spiccherà il volo verso la felicità ? O il solo concetto del tramonto segnerà simbolicamente il suo orizzonte esistenziale? Sarà capace di sopravvivere alla distruzione di quel mondo che nonostante tutto lâha cullata in acque rassicuranti e arenata in paradisi artificiali? Non sappiamo cosa ne sarà di Nora. Non sappiamo se sarà davvero capace di accogliere pienamente il cambiamento avvenuto dentro di lei per rifondarsi in una nuova esistenza.
Non ci Ú dato saperlo. La portata tragicamente attuale di Casa di bambola si declina forse nellâambiguità del finale. Solo immaginandoci Nora come una donna che vive, pensa, agisce nel nostro tempo presente, possiamo forse investire Casa di bambola di un significato ultimo che non tradisce il testo ma che Ú capace di parlare a un pubblico contemporaneo.
Roberto Valerio