In un luogo che ricorda un’aula di fisica, immersi in un’atmosfera quasi irreale, tre persone, due uomini e una donna, parlano di cose successe in un lontano passato, cose avvenute tanto tempo prima, quando tutti e tre erano ancora vivi.
Sono Niels Bohr (Orsini), sua moglie Margrethe (Lojodice) e Werner Karl Heisenberg (Popolizio).
Il loro tentativo รจ di chiarire che cosa avvenne nel lontano 1941 a Copenaghen quando improvvisamente il fisico tedesco Heisenberg fece visita al suo maestro Bohr in una Danimarca occupata dai nazisti. Entrambi coinvolti nella ricerca scientifica, ma su fronti opposti, probabilmente vicini ad un traguardo che avrebbe portato alla bomba atomica, i due scienziati ebbero una conversazione nel giardino della casa di Bohr, il soggetto di quella conversazione ancora oggi resta un mistero e per risolverlo la Storia ha avanzato svariate ipotesi.
L’asse portante attorno al quale ruota lo spettacolo รจ dunque il motivo per cui lโallievo andรฒ a Copenaghen a trovare il suo maestro. Essendo Heisenberg a capo del programma nucleare militare tedesco voleva, in nome della vecchia amicizia, offrire a Bohr, che era mezzo ebreo, l’appoggio politico della Gestapo in cambio di qualche segreto? O al contrario essendo mosso da scrupoli morali, anche se tormentato dalle conseguenze che sarebbero potute ricadere sul destino della sua patria martoriata e che lui amava pur non essendo nazista, tentava di rallentare il programma tedesco fornendo a Bohr, che era schierato con gli alleati, informazioni sull’applicazione dei fondamenti teorici della fissione? Su questi presupposti l’autore dร vita ad un appassionante groviglio in cui i piani temporali si sovrappongono, dando un valore universale alle questioni poste dai protagonisti.
Fatto sta che le diverse ipotesi fatte all’epoca vengono qui enunciate una dopo l’altra e quindi vengono messi in scena diversi incontri tra i due fisici, con diversi andamenti. Viene quindi a tradursi metaforicamente, come struttura portante dell’impianto drammaturgico, quel Principio di Indeterminazione e di Complementarietร pronunciati molte volte nella piรจce e cosรฌ determinanti per l’elaborazione della teoria della relativitร ad opera di Einstein. Non รจ possibile una sola veritร oppure una sintesi efficace delle diverse veritร perchรฉ una veritร รจ semplicemente un punto di vista, il punto di vista di chi l’ha enunciata. Tutto รจ umano, niente รจ assoluto. Si possono avere solamente risposte indeterminate e quindi la somma degli scenari possibili e ciรฒ vale anche per quell’incontro tra i due fisici. Il Novecento, cosรฌ come la vita umana sono fatti di tante zone grigie, di tanto silenzio, ma finchรฉ esisterร l’uomo si cercherร sempre, in mezzo al vuoto che ci circonda e alla polvere sollevata, la traccia rarefatta di una particella di chiarezza e di veritร che, comunque, ci salverร .
Inutile dire che il grande valore del testo di Frayn, divenuto ormai un classico contemporaneo del teatro, non sarebbe emerso in modo cosรฌ mirabile senza un trio di attori di grande spessore che sanno mettere in evidenza i diversi piani di lettura e interpretare i personaggi dando risalto alle loro infinite sfaccettature psicologiche.
La grande lezione del teatro inglese che sa arrivare al cuore del pubblico attraverso un tema apparentemente difficile come quello del dibattito scientifico lascia stupefatti…
Franco Quadri, la Repubblica
ร raro che un cronista di cose teatrali si arrischi a tanto; รจ raro che dica, senza mezzi termini, andate a vedere questo spettacolo, andatelo a vedere tutti, in specie voi che non andate mai a teatro, voi che lo detestate, o credete di detestarlo. (…) Copenaghen รจ teatro di una semplicitร disarmante e di una intensitร espressiva senza pari.
Franco Cordelli, Corriere della Sera