Dopo i memorabili allestimenti di L’Uomo, la bestia e la virtù (portato in scena nel 1976 con innumerevoli riprese fino alla edizione televisiva del 1991) e Sei personaggi in cerca d’autore (quattro stagioni di tournée teatrale in Italia e all’estero dal 2001 al 2005), Carlo Cecchi torna a Pirandello nel 150° anniversario della nascita dell’autore con uno dei testi più noti del drammaturgo siciliano: Enrico IV.
In occasione del debutto di Sei personaggi in cerca d’autore, Cecchi dichiarò in alcune interviste: ”Con Pirandello ho un rapporto doppio: lo considero, come tutti, il più grande autore italiano. E anche il più insopportabile. (…) Ma Pirandello è un punto focale, un nodo centrale nella tradizione del teatro italiano e va affrontato col rispetto che gli si deve” .
L’ambivalente rapporto di Cecchi con l’autore siciliano ha prodotto in passato due capolavori. La critica, nell’applaudire Carlo Cecchi regista e interprete nelle due messe in scena pirandelliane, ha sottolineato come la modernità, la freschezza e l’essenzialità siano caratteristiche fondamentali del suo teatro e come Cecchi sia capace di creare spettacoli acuti e sorprendentemente ironici, di folgorante semplicità.
Enrico IV è una pietra miliare del teatro pirandelliano e della sua intera poetica. L’opera porta in scena i grandi temi della maschera, dell’identità, della follia e del rapporto tra finzione e realtà. Lo spettacolo narra la vicenda di un uomo, un nobile dei primi del Novecento, che da vent’anni vive chiuso in casa vestendo i panni dell’imperatore Enrico IV di Germania (vissuto nell’XI secolo), prima per vera pazzia, poi per simulazione ed infine per drammatica costrizione. L’amarezza vibrante di questa tragedia porta a un risultato di limpida bellezza, a una catarsi vera e propria; forse in “Enrico IV” più che in altre tragedie, il pirandellismo vince i suoi schemi e attinge a una tensione interiore davvero universale.