Paolo Rossi, il più imprevedibile e incisivo degli attori comici italiani, qui presente non solo nella veste di autore, ma anche di regista e interprete, prosegue con la quarta e ultima tappa il lungo viaggio attorno al pianeta Molière, con Il re anarchico e i fuorilegge di Versailles.
ll re anarchico e i fuorilegge di Versailles è il racconto di un sogno, attraverso cui la compagnia arriva finalmente a destinazione, è un varietà onirico di diversi numeri e di diversi livelli di espressioni artistiche, che spaziano dalla prosa alla musica.
Ancora una volta si incrociano con le visioni del tempo presente la storia del conflitto tra il potere e i fuorilegge, intesi come coloro che vivono ai margini della strada e non hanno voce, il bilico tra la scena e la vita, tra il teatro e il potere.
Uno spettacolo di teatro, sogno, speranza, parola, musica e… risate.
Lo spettacolo non è assolutamente né la ripresa di “Stasera si recita Molière”, né tantomeno della “Recita di Versailles”, ma sia ben chiaro, la puntata successiva, l’ultima che continua la serie e la prima stagione completa su Molière e quel che affermo è vero e giusto perché la serialità, è ora che il popolo pubblico sappia, l’ha inventata Shakespeare e non Netflix.
Lo spettacolo è un varietà onirico, patafisico, metafisico, direi meglio, surreale ma a tempo inverso. La trama dovrebbe restare quella di una compagnia teatrale italiana che deve
raggiungere Versailles, inteso come luogo simbolico e terra di fuorilegge. I tempi, pur parlando dell’oggi, non sono i nostri e quindi non è teatro di cronaca ne’ di memoria, bensì un teatro che immagina il passato per ricordarsi il futuro che ci aspetta. Lo stile è quello dello spettacolo sempre in prova di una ” banda” di attori ben cosciente che fuori dal teatro ormai tutti recitano meglio di loro. Nel titolo, il re anarchico non è il cattivo maestro che insegna il disordine ma colui che conosce e sa governare le regole del caos.
Paolo Rossi