Una danza rara e potente, a tratti ritmata e tribale, a tratti rarefatta e evanescente eseguita da un cast di danzatori d’eccezione. Otto danzatori disegnano un paesaggio innaturale, artefatto, ultraterreno e lo abitano come sue creature.
Una complessità coreografica fatta di intrecci, che talvolta fondono visivamente i corpi, come fosse uno solo, multiforme, indescrivibile, alieno. La danza di Alce è costituita da un’alta complessità tecnica, che modifica e ridisegna le tecniche esistenti con movimenti inventati e realizzati appositamente per questo lavoro, ottenuti immaginando creature non esistenti.
Con questo lavoro abbiamo approfondito una tematica che da lungo tempo indaghiamo ed è fonte di invenzione di diversi nostri lavori: la presenza animale e il nostro rapporto con essa. Stranamente più prossima a noi, via via che allentiamo la nostra presa sul mondo, la presenza animale si rivela delicata, sottile, evanescente, eppure così densa, di suoni, di nuovi sensi dello spazio e del tempo, di nuovi linguaggi, di nuove relazioni fra tutte le creature. La presenza animale da sempre accende la fantasia umana e sembra porsi misteriosamente in relazione con il sogno. Non di meno questa coreografia inventa movimenti come fossero di esseri d’altri mondi, come di animali immaginari, o come strane popolazioni ormai estinte o mai esistite.
Fabrizio Favale