Trama
Orazione musicale feroce, laica, ironica e spietata contro il signore della guerra, da parte di una madre, sorella, sposa, figlia che si rifiuta di capire le parole dell’odio.
É un’orazione feroce, laica, ironica e spietata contro il signore della guerra, quella che Jean-Pier Simeon affida a una donna, madre, figlia, sorella, amante. Si chiama Kim, Ingrid, Tania, Juliette o Amina, non ha importanza. Vive in un paese di sabbia calda, in Libano, o tra le rocce fredde del Nord, non ha importanza, ovunque c’è una guerra, ovunque il signore della guerra parla con armi e violenza, come fossero le uniche parole che l’umanità possiede. Una preghiera nera, una magia nera, una formula magica che vuole liberare il mondo dalla presenza del signore della guerra: questo promette la Mater Furiosa, che non vuole sottomettersi al linguaggio dell’odio.
Testo poetico ma pensato perché prenda corpo in teatro. Come molti autori francesi contemporanei Simeon porta in scena la guerra, le sue regole asettiche e le conseguenze devastanti, perché non basta finire la guerra, d’occupazione, o di difesa, intelligente, o sporca che sia, perché il demone che l’ha guidata si dissolva. Occorre ripensare il rapporto con i figli, con la malattia, con la debolezza per sfuggire alla cecità di un gesto che uccide. E Simeon conclude la sua preghiera con un sogno, utopico, certo, buffo, certo, ma di sogni forse e di poesia, anche, abbiamo bisogno.