In scena un’ironica, una moderna, divertente e umoristica versione teatrale del capolavoro di Luigi Pirandello, il suo romanzo per antonomasia. Pubblicato nel 1925 a puntate, in versione definitiva l’anno dopo ma iniziato nel decennio precedente, l’ultimo romanzo del genio agrigentino è la summa del suo pensiero, della sua sterminata riflessione sull’essere e sull’apparire, sulla società e l’individuo, sulla natura e la forma. L’Autore stesso, in una lettera autobiografica, lo definisce come il romanzo “più amaro di tutti, profondamente umoristico, di scomposizione della vita”.
Attualissimo, nella descrizione della perdita di senso che l’uomo contemporaneo subisce a fronte del sovrabordare dei grandi sistemi antropologici e sociali, che finiscono con l’annullarlo, inglobandolo: dallo Stato alla Famiglia, dall’istituto del Matrimonio al Capitalismo, dalla Ragione alla Follia.